Serie: Il padre del mio migliore amico #2
Autore: Devon McCormack
Editore: Self Publishing
Formato: Ebook
Genere: Contemporaneo, Age gap
Trama:
ERIC Ho fatto una cazzata. Una cazzata enorme. Quando ho incontrato il migliore amico di mio figlio, l'attrazione è stata immediata. Jesse Morgan è affascinante, spiritoso e sexy come il peccato. È giovane, ma è saggio per la sua età. E, dannazione, cosa non riesce a farmi con qualcosa di semplice come un tocco o uno sguardo di quegli occhi castani. Per quanto mi sia sforzato, non riuscivo a togliergli le mie avide mani di dosso e, una volta assaggiato, non ho più potuto farne a meno. Lui risveglia in me un fuoco diverso da quello che ho provato con altri uomini. Mi suscita una calda lussuria che mi rende difficile passare del tempo con lui senza strappargli i vestiti di dosso e dargli il piacere che merita. Ma c'è dell'altro. Mi fa credere in qualcosa a cui avevo rinunciato. Nell'amore. Lo amo. E voglio che lui mi reclami, anima e corpo. E per quanto possa sembrare incasinato, l'uomo che ha distrutto ciò che era rimasto del mio rapporto distante con mio figlio potrebbe essere proprio quello che può aiutarmi a ricostruirlo. Sì, ho fatto uno dei più grandi errori della mia vita iniziando a percorrere questa strada, ma per certi versi, Jesse Morgan è lo sbaglio più meraviglioso che potessi fare. ***Questo libro contiene le stesse avvertenze del primo libro di questa serie.
Recensione:
Li abbiamo lasciati insieme ma con il cuore spezzato, con segreti svelati che hanno rivoluzionato il loro rapporto e per sistemare i quali, si devono impegnare a fondo.
Il muro dietro al quale Eric si nascondeva è crollato e, lo ha esposto allo studio dell’occhio critico e sempre attento di Jesse e, ora, è spaventato perché prima di lui, il suo cuore non ha mai rischiato di venire fatto a pezzi.
Eric si trova fra l’incudine ed il martello. La sensazione di impotenza di un padre, che non può rinunciare all'amore di un figlio, ma che non riesce a fare a meno dell’unico uomo capace di comprenderlo e amarlo come desidera, è ben disegnata dai tratti sottili che l’autore usa per descriverne il dolore e l’angoscia e, a noi, arriva dritta all'occhio senza bisogno di rimanere immobili di fronte al quadro, a rimirarlo, per comprenderlo.
Ci immergiamo nella situazione di stallo venutasi a creare, che può essere sbloccata, soltanto se determinati pezzi del puzzle, riusciranno ad incastrarsi perfettamente lasciandoci, nel frattempo, ad aspettare, alimentando quel senso di impotenza che grava sulle spalle, come il peso di uno zaino riempito soltanto da pietre.
“«Non tanto quanto pensi, Jesse. Grazie.»
«Per cosa?»
«Se non ti avessi incontrato, non starei facendo niente di tutto questo – parlare con mio figlio, riconoscere il mio passato – se tu non avessi cambiato completamente le regole del gioco.»”
Jesse rappresenta le fondamenta sulle quali iniziare a costruire, il motivo per cui vale, finalmente, la pena di mettersi in gioco e lottare, per ottenere ciò a cui si spera di giungere. La forza sulla quale fare affidamento e, dalla quale prendere l’energia necessaria a risollevarsi e continuare a combattere per le scelte fatte, abbattere i confini e vivere l’inaspettato, malgrado sia molto più semplice fuggire.
L’autore ci descrive bene questo passaggio, ci fa immedesimare nella sensazione vera, che dimostra che non tutti quando cadono dall'alto lo fanno restando in piedi ma, che a volte, la caduta è devastante e serve tutta la volontà di Eric per riuscire a rimettersi sulle gambe e tornare a camminare. Ma, come insegna la terza legge della dinamica, “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e le conseguenze restano reali.
I punti sottolineati da Devon McCormack ci portano a focalizzare passaggi importanti. Jesse, non è il giovane sprovveduto che Eric immagina di trovarsi davanti all'inizio del loro rapporto, perché i suoi trascorsi non semplici, lo hanno reso forte e più maturo dei ragazzi della sua età, e non e compito di Eric proteggerlo ma deve imparare a trattarlo con la sicurezza che merita.
La bellezza di questo libro è che non tralascia nulla. Ogni argomento che ci salta all'occhio viene presentato e, all'occorrenza ripreso, per rendercelo assimilabile e digeribile e per poterlo assaporare bene prima di inghiottirlo in un boccone che, altrimenti, ci risulterebbe amaro.
Gli amici, la famiglia, le impressioni, le scelte, gli interessi comuni e quelli privati, ogni cosa, viene discussa, assorbita, catalogata e poi posizionata nel posto che gli spetta. Malgrado i momenti pesanti e non facili da superare è un libro ottimista, uno di quelli che porta a credere che tutto può essere aggiustato e sistemato o, almeno, a fartici sperare.
“Prendo una penna dalla valigetta accanto al mio portatile. Poi fisso la pagina vuota.
E’ così masochistico che debba fare questo esercizio per guarire. […] In che razza di universo di merda viviamo, dove questo è parte del processo di guarigione, dove l’unico modo per sfuggire al dolore è riviverlo ancora e ancora e ancora? […]
Questo non mi renderà le cose più facili, però.
Faccio un respiro.
Come le altre volte, non so cosa scrivere o da dove cominciare, così poggio la penna sulla pagina e semplicemente scrivo.”
Eric vuole che Jesse viva a pieno la loro relazione, ciò che di spontaneo e bello gli viene precluso, è qualcosa che va a mancare nel rapporto, portandoli a non essere completi. E’ disposto a combattere per ottenere la pace necessaria, anche a scopo di scontrarsi contro se stesso e le sue stesse paure e lo fa per loro due e, l’impotenza di Jesse, è schiacciante perché, invece, è pronto a tutto per evitare dolore alla persona che ama.
A completare il quadro disegnatoci non c'è soltanto l’immagine della loro sofferenza ma si associa a questa un Ty deluso, ferito che ci arriva con tutto il suo dolore ma con la voglia di riuscire a perdonare.
Ancora una volta, tramite un tratto limpido e diretto ed un linguaggio, non soltanto accennato e privo di doppi sensi, il caro Devon ci fa immergere in un secondo capitolo “tosto” che ci deve appagare fino all'uscita del prossimo libro.
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