La croce e il lupo
- TasteOfBooks
- 13 giu 2020
- Tempo di lettura: 5 min

Autore: Harper Fox
Editore: Triskell Edizioni
Formato: Ebook / PDF
Genere: Storico MM

Trama:
Caius non è proprio sicuro della sua vocazione monastica. Certo, apprezza la sua vita di studio e lavoro all'interno della remota comunità di Fara, ma nelle sue vene scalpita lo stesso sangue guerriero degli antichi antenati romani, ed è solo tra le braccia del gentile amico e amante Leof che riesce a trovare un po’ di pace. Quando però Leof viene ucciso dai vichinghi durante una razzia, Cai non è per niente disposto a porgere l’altra guancia e desidera solo potersi vendicare. L’occasione gli si presenta quando si imbatte in Fenrir, un giovane pirata vichingo in fin di vita e abbandonato dai compagni sulla spiaggia. Ma invece di impugnare una spada e cercare quella giustizia che il suo cuore tanto brama, Cai si trova a disobbedire al suo stesso abate e a usare le sue abilità di guaritore per salvare il proprio nemico. All'inizio, il vichingo ripaga la sua generosità con un atteggiamento sdegnoso e aggressivo, ma con il passare del tempo, si lascia conquistare dalla sua generosità; mentre Cai, che aveva abbandonato l’idea di poter amare ancora, sente nascere dentro di sé una nuova e profonda attrazione. Nonostante il sentimento sbocciato tra loro, però, Fen non riesce a dimenticare la lealtà che deve alla sua gente e fa di tutto per scoprire il segreto di Fara: un potente talismano che potrebbe rendere i vichinghi invincibili e distruggere per sempre il loro amore.
Recensione:
Non mi approccio volentieri ai libri storici, malgrado il mio primo MM sia stato proprio uno di questi, un racconto che mi ha fatto scoprire un mondo che mi era sconosciuto e dal quale mi è impossibile, ormai, uscirne. Sono stata attratta da questo, quando, nella trama, ho letto della presenza di vichinghi, popolo che io adoro particolarmente.
Ci troviamo negli anni di fine 600 in Britannia, oltre il Vallo di Adriano e la storia inizia con Caius, giovane e irrequieto primogenito di un capo clan locale che rinuncia a sguainare la spada per indossare la tonaca.
La sua devozione, però, non è radicata nel suo essere e malgrado sia affezionato ai suoi fratelli, preferisce nutrirsi della conoscenza che il suo Abate porta con sé, da passati viaggi in terre lontane, matrici di pensieri, conoscenze e culture diverse.
Il convento di Fara è fuori dalla civiltà e, le capacità di Caius di saper riconoscere ed utilizzare le piante curative, lo rendono indispensabile per mantenere il benessere fisico dei suoi confratelli.
Con intervalli ben stabiliti dalle stagioni, la costa dell’Alta Britannia è assoggettata a cicliche razzie vichinghe e, durante una di queste, Fenrir, giovane vichingo, cade sotto i colpi della spada di Caius.
Gravemente ferito, viene aiutato dallo stesso Caius a sopravvivere, destando in lui sentimenti discordanti.
Il suo cuore non riesce a fargli abbandonare un essere umano in fin di vita, andando a cozzare contro il suo stesso desiderio di vendicare i compagni perduti durante l’ultima razzia, che lo ha privato dell’unico uomo che sia mai riuscito ad amare. Ma entrambi sono stati spezzati ed hanno il bisogno reciproco di essere ricostruiti. Sono nemici e dovrebbero odiarsi ma, Fen e Cai, intraprendono un lungo percorso che li porta a camminare, fianco a fianco, alla ricerca della giusta direzione da seguire.
“«Resterà la cicatrice,» disse con voce roca. «Mi dispiace.»
«Di cosa? Thor guarda favorevolmente alle nostre cicatrici quando moriamo.»
«No. Mi dispiace di averti ferito.»
«Eravamo in battaglia. E non c’era niente tra noi all'epoca.»
Cai lo guardò. Ce l’aveva sulla punta della lingua – e cosa c’è tra noi adesso?-”
Due culture diverse si scontrano forzatamente una contro l’altra. Entrambi apprendono uno dall'altro e, la Croce che identifica Caius, riesce ad addomesticare il Lupo che dimora in Fenrir.
“I suoi capelli erano come seta calda sul suo ventre. […] Esisteva qualcosa di ancora più bello del loro congiungimento. Cai lo scoprì attirando il capo del compagno verso la propria spalla, la sorpresa che gli bagnava le ciglia di lacrime non versate. C’era il posto dove la passione e la forza si consumavano a vicenda. Fen si addormentò nel momento stesso in cui appoggiò la testa su di lui, caldo come un fuoco in inverno. C’era il posto dove si sarebbero sempre cercati, oltre ogni forma di desiderio.[…] E ora, dopo tutti quegli altri posti, quello era il loro punto di arrivo. […] Un luogo che sarebbe stato per sempre. Un luogo che né il tempo né la vita avrebbero mai potuto sottrargli. E neppure la distanza, neppure le distese immense dello spietato mare del nord.”
E’ un libro sconvolgente che tiene saldato il lettore alle pagine e non è la solita storia a lieto fine che si sviluppa sui tradizionali e consueti punti del conoscersi, innamorarsi e vivere felici e contenti ma è molto di più.
Ogni volta che crediamo di essere arrivati alla fine del match, l’inizio di una nuova partita rimette tutto in gioco portando, nuovamente, il lettore, a tifare per loro fino al momento in cui, il dolore al quale vengono assoggettati ci spezza trascinandoci davanti alla porta di quell'Inferno, tanto condannato dagli stessi frati del convento di Fara.
Tutto è ben fatto, ogni cosa è ben descritta.
I personaggi ci vengono presentati nella loro più cruda umanità, in una realtà fatta di odio nei confronti di un popolo ostile, contro il quale sono costretti a difendersi per rimanere in vita ma con la capacità di riuscire a perdonare come il loro credo impone. Un “porgere l’altra guancia” che riesce a destabilizzare il feroce lupo guerriero venuto dal mare, rendendolo mansueto e pronto a difendere il suo nuovo territorio.
L’ambientazione è spettacolare, così ben definita da avermi fatto boccheggiare durante una tempesta in alto mare. Ho avvertito il gelo entrarmi nelle ossa per il freddo vento che spazza le bianche coste britanniche e i crampi allo stomaco per quella fame continua che popoli abituati a sopravvivere con poco, sentono giornalmente mentre lottano per racimolare un po’ di cibo. Le mie orecchie hanno udito la continua risacca del mare, i miei occhi hanno scorto il violaceo delle campanule ed il mio olfatto si è riempito dell’odore di salsedine, dell’aroma di piante officinali e del profumo del grano maturo.
La storia mi ha conquistata e tenuta in un equilibrio perfetto fra verità e sortilegio che mi ha lasciata incantata e che, ancora adesso, mi riempie la testa di domande alle quali so di non poter dare risposta.
“Cai si rifugiò di nuovo nel calore del suo abbraccio. Sapeva cosa gli stava succedendo. Cercava di opporsi al sonno improvviso, al buio che lo attendeva dopo ogni attacco di tosse, [...]
Non questa notte, pregò rivolto a Dio […]
Era sempre la sua ultima implorazione prima del buio. Non questa notte. Un altro giorno insieme a lui, un altro risveglio tra le sue braccia. […]
Cai si svegliò alle prime luci dell’alba, il suo desiderio avverato.
Oh, Cristo, per l’ultima volta. […]
Doveva uscire. Voleva sentire il sole sul viso. Voleva vedere per un’ultima volta l’alba. Aprì le porte e si ritrovò davanti alla luce.”
Ho pianto... oh, se l’ho fatto.
Un libro dal finale affatto scontato, intenso, corposo, da amare, dalla prima all'ultima pagina.
Comments